L’ “Arx Aesulana” era un’altura ove si elevava il collegio dei “Sacerdotes Cabenses”, addetti al culto di Giove Laziale sul monte Albano (monte Cavo) e quello delle “ Virgines Arcis Albanae” , dalle quali ebbero origine le vestali istituite a Roma da Numa Pompilio “secondo il rito albano”. Aggrappati alla rupe sottostante la Fortezza si erano insediati i primi abitanti, che ritenevano la rocca un luogo sacro. Tale sito divenne nel tempo simbolo della potenza di Cabum, che si estendeva per i Campi d’Annibale, e quando la stessa fu distrutta, come le altre città latine, vide soltanto l’ “Arx Aesulana” rimanere in piedi sino al IV secolo dopo Cristo.
Le prime testimonianze sulla rocca risalgono all’ epoca medievale, quando si ha notizia del “Castrum qui dicitur Monte Cabum”, nel quale si sarebbe rifugiato papa Benedetto IX, espulso da Roma nel 1044. La rocca nel 1090 era sotto il controllo dei conti Tuscolani; passò poi ai Frangipane per essere successivamente assegnata alla chiesa ai tempi del Pontefice Eugenio III (1145-1152) .
Per la sua naturale posizione strategica Rocca di Papa fu una fortezza medievale molto potente della campagna romana e fu posseduta da diverse famiglie romane: agli Annibaldi successero i Colonna che contrastarono i tentativi degli Orsini, dei Caetani e dei Borgia di impossessarsi del sito. Durante il “sacco di Roma” nel 1527 Carlo V tenne prigionieri nella rocca alcuni ostaggi romani ma successivamente la stessa venne distrutta da P. L .Farnese (1541). Nel 1577 il luogo venne quasi completamente distrutto da un incendio e la fortezza progressivamente abbandonata e sfruttata come cava di materiali e area agricola. Nel 1889 i resti del sito corsero pericolo di una completa distruzione dato che il comune di Rocca di Papa aveva ceduto l’area ad un costruttore, ma in seguito all’opposizione della casa Colonna, il contratto venne rescisso.
Oggi l’area ospita un importante sito archeologico, oggetto di diversi lavori di recupero. La prima fase dei lavori, realizzatasi tra il 2007 ed il 2008 con i fondi della Regione Lazio e la supervisione scientifica della Soprintendenza ai Beni archeologici del Lazio, ha evidenziato che il complesso fortificato si estende a comprendere l’intera superficie dell’altura e si articola in due componenti principali: l’edificio vero e proprio, che occupa la zona più alta del colle, e la cinta difensiva che si sviluppa lungo il suo perimetro. I resti dell’edificio evidenziano un assetto planimetrico piuttosto articolato e caratterizzato da consistenti variazioni di quota tra gli ambienti, in parte sotterranei, raccordati da scale e rampe ed anche strutturalmente sovrapposti.
Nel 2010 è stata eseguita la seconda fase di intervento, che ha evidenziato nuove strutture in profondità. A tutt’oggi l’area archeologica presenta le strutture medievali opportunamente recintate e protette, con percorsi interni in terreno spianato.
Sono stati rinvenuti numerosissimi frammenti di vasellame d’uso comune nelle mense tra il XIV ed il XVI secolo, con particolare riguardo alla decorazione di brocche recanti l’effige araldica dei Colonna, il che fa supporre la frequentazione del sito, oltre che dai consueti abitatori in arme, saltuariamente anche da appartenenti alla nobile famiglia e qui ospitati, che hanno poi lasciato in loco come d’uso i servizi di loro appartenenza. E ancora: una spada in ottime condizioni, una cotta in maglia di ferro e bronzo, notevoli frammenti di armature, elmi e punte di lance, frecce e dardi, una palla di cannone in ferro spaccata in due per difetto di fusione, una palla in tufo litoide ed altri proiettili da catapulta.